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L’indefinito nel dipinto: quello sfocato e il derivato dalla doppia immagine

STEFANO BUSONERO IL PITTORE CHE NON VUOLE VENDERE I SUOI QUADRI
Dipingere al di là della tecnica, col cuore e l’emozione

L’indefinito nel dipinto: il nostro occhio, se vede nitido in primo piano vede sfocati i piani più lontani: solo questo?

Il nitido e lo sfocato

La differenza e relazione tra i vai piani della prospettiva coloristica

Come abbiamo già visto nelle pagine precedenti, il pittore deve riportare sulla tela ciò che percepisce dalla natura e non ciò che effettivamente sta nella natura.

Oltre alla prospettiva lineare ed alla prospettiva del colore, per un buon avvicinamento del dipinto alla realtà è necessario riportare sulla tela altre varie percezioni dell’occhio.

Se osserviamo oggetti in primo piano, abbiamo bisogno di metterli a fuoco trascurando ciò che si trova in lontananza.

Nitidi i primi piani, sfocati quelli in lontananza

Per colui che non ha la passione della Pittura la cosa finisce qui. Il pittore deve andare oltre, perché mettendo a fuoco oggetti in primo piano, deve tenere conto che quelli in secondo piano vengono via via sempre più sfocati. Quindi per dare realtà al quadro sembrerebbe bastasse soddisfare queste esigenze.

Purtroppo non è così, perciò non fatelo alla lettera, perché mentre in natura ciò che è sfocato può diventare immediatamente nitido, nella tela – che è piatta – una cosa sfocata rimane tale, e l’occhio del fruitore non è più è in grado di metterla a fuoco. L’indefinito rimane indefinito.

Occorre allora inserire l’indefinito nel dipinto: Anche qui ci vuole equilibrio e occorre saper stabilire quando impiegare questa percezione in un dato contesto. La risposta è: “Impiegarla sempre!”, purché variata nelle varie zone della tela e che non colpisca il paragone generale “oggetto-sfondo”.

In altre parole, avendo una figura in primo piano, non siamo costretti a fare sfocato tutto ciò che si trova in secondo piano. Cerchiamo invece di far risaltare ciò che ci interessa, nel rispetto del piano di appartenenza. Se le cose in secondo piano possono essere spesso rappresentate nitide, quelle in primo piano non debbono mai essere rappresentate sfocate. Servitevi di questo principio per far risaltare più o meno gli elementi che vi interessano.

La sfocatura della doppia immagine

Purtroppo la cosa procede oltre la semplice sfocatura perché esiste un altro tipo di sfocatura più subdola che nulla ha a che vedere con la messa a fuoco dell’occhio: la percezione della doppia immagine.

I nostri occhi non percepiscono una sola immagine della natura che ci sta davanti ma due immagini completamente diverse, non sovrapponibili. Un solo occhio, percependo una sola immagine, elabora la profondità in base alle linee prospettiche ed alle varie messe a fuoco che via via deve correggere per allontanarsi dai primi piani.

I due nostri occhi, essendo in due posizioni diverse, ottengono due immagini diverse che, venendo elaborate dal cervello, stabiliscono la reale profondità, non più “immaginaria” ma reale.

Concludendo sull’indefinito nel dipinto

Questo comporta che, osservando una figura in primo piano, quelle in secondo piano vengono sdoppiate. Viceversa mettendo a fuoco quelle in secondo piano, si sdoppiano gli oggetti in primo piano. La cosa è talmente naturale ed accettata dal nostro cervello, che elimina automaticamente le doppiature non messe a fuoco.

È bene sapere anche questo e quindi impiegarlo nelle nostre sedute pittoriche …… naturalmente con gusto ed equilibrio! Darle, non vederle, ma sapendo di averle date, in modo che il fruitore le percepisca direttamente dal sentimento!

E … se poi esagerate … non datemi la colpa!

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