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Attenzione nel dipingere la nebbia!

STEFANO BUSONERO IL PITTORE CHE NON VUOLE VENDERE I SUOI QUADRI

Dipingere la nebbia: siamo veramente sicuri che la nebbia limita la visibilità?

In pittura non ci metterei la mano sul fuoco! Anzi, non ce la metto affatto!

Perché prendo in considerazione una manifestazione della natura che, pur essendo fonte di profondi messaggi psicologici, interessa solo una piccola sezione della paesaggistica?

Perché non è affatto come la si pensa. L’atmosfera che in natura separa le cose, le une dalle altre, produce – in modo assai minore, ma costantemente – gli stessi effetti della nebbia. In questa sezione di lezioni di pittura ci sono altri tranelli alle pagine Sono io che dipingo la tela e Gli stereotipi nella composizione.

 Gli effetti nebbia nel dipinto

Nel dipingere la nebbia (ma anche nei comuni paesaggi a sole acceso) dobbiamo sempre tenere presente che esiste l’atmosfera. Ma non basta, perché molto spesso ci accorgiamo di aver imboccato la strada sbagliata ragionando in modo del tutto inverso a quello che avremmo dovuto fare.

In pittura “più nebbia” non sempre corrisponde a “meno visibilità”! Talvolta “più nebbia” corrisponde a “più visibilità”. Dipende dal modo in cui ci poniamo la domanda.

Prima di cadere nel tranello è bene soffermarsi su alcuni punti e ragionare. Come già ampiamente trattato in altre pagine del “corso di pittura”, sulla tela, che è piatta, il pittore deve – con sapienti inganni – comporre elementi tridimensionali, impiegando la prospettiva del tratto e del colore. Con un po’ di attenzione si può quindi anche dipingere la nebbia.

Dipingere la nebbia: le prospettive nel dipinto

Mentre quella del tratto è semplicemente “scientifica” (naturalmente potrà essere integrata con più o meno eleganti personalismi), quella del tono cromatico può ribaltare i principi della nostra razionalità e farci ragionare in modo del tutto sbagliato, talvolta inverso, mandandoci letteralmente in “tilt”.

Guardiamo l’opera appena dipinta e ci accorgiamo che qualcosa non va …. ma non ci rendiamo conto di cosa sia stato male impostato!

Meditiamo ad esempio su un ritratto appena realizzato, la cui figura appare con una coloristica assai debole. Certamente avremmo voluto come risultato un tono più incisivo ma purtroppo, senza volerlo, abbiamo ottenuto invece un qualcosa fuori dalle nostre ambizioni.

Nel colore, come nella musica, tutto è relativo! Innanzitutto non possiamo assolutamente permetterci di affermare che una figura ha una coloristica debole, perché non è vero. Dipende sempre dai toni che la circondano: se questi sono forti, la figura diventa debole; se invece sono deboli, la figura diventa forte. Perciò prima di rafforzare tutti i toni relativi all’immagine cerchiamo invece di abbattere con più facilità  quelli dello sfondo, scegliendo una coloristica più fiacca.

A questo punto cerchiamo di capire come viene percepita la nostra composizione dal cervello dell’osservatore. Il suo cervello analizza ciò che vede sulla tela (piatta!) e deduce: “se io vedo nitidamente lo sfondo, dovrò vedere ancora più nitida l’immagine in primo piano. Siccome lo sfondo è assai forte, io deduco che la coloristica della figura in primo piano è debole”. Se teniamo presente ciò – che purtroppo diamo sempre per scontato – potremmo cadere un po’ meno in questo trabocchetto.

Concludendo

Ritorniamo alla nebbia. Se io dovessi, in quel ritratto, simularla nello sfondo mi accorgerei che il volto prenderebbe un tale vigore da uscire fuori dalla tela. Come ragiona il cervello dell’osservatore? “Se nonostante la visibilità tolta dalla nebbia io vedo chiaro quel volto, significa che quel volto ha un tono forte e vigoroso”. Sembra quasi ridicolo farlo presente!

E poi  … provate un po’ a dipingere di nero lo sfondo e vi accorgerete cosa potrebbe succedere all’immagine in primo piano!  Provate!

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