Testo e accordi di Vecchio frack

STEFANO BUSONERO IL PITTORE CHE NON VUOLE VENDERE I SUOI QUADRI

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Informazioni generiche sul Vecchio frac

Il “Vecchio frack” (o “L’uomo in frack”, o “Vecchio frac”) è una famosissima canzone scritta e cantata da Domenico Modugno. Fu pubblicata nel 1955 dalla RCA italiana.

Il singolo contiene nel lato B il brano meno fortunato intitolato “Sole, sole, sole” (qualche ristampa riporta invece “E vene ‘o sole”).

Poco successo iniziale

Il Vecchio frac in tale periodo, nonostante l’importante ripubblicazione del 1960 della stessa RCA (questa volta la RCA Camden), non ottenne il meritato successo. Soltanto molti anni più tardi il brano fu rivalutato, tanto da diventare una delle canzoni più amate del celeberrimo cantautore.

Contenuti tristi

Il testo dell’Uomo in frac ha contenuti assai struggenti, scritti in una serie di metafore che alludono ad un triste fatto: un uomo vestito elegantemente che intorno alla mezzanotte, quando i rumori “si spengono”, passeggia da solo per le vie della città e poi, al giungere dell’alba, si vedono scorrere “galleggiando” sul fiume le sue cose più importanti – “un cilindro, un fiore, un frac”– segno evidente di un suicidio.

Come lo stesso Modugno ha più volte raccontato nelle sue interviste, il brano è ispirato dalla tristissima vicenda del principe Raimondo Lanza di Trabia (sposato con l’attrice Olga Villi) che nel 1954, non ancora quarantenne, si suicidò gettandosi da una finestra dell’Hotel Eden a Roma.

Problemi con la censura

Modugno ebbe problemi con la censura che non accettava il verso finale della canzone che canta «Ad un attimo d’amore che mai più ritornerà» poiché alludeva a contatti fisici e quindi da considerarsi immorali. La frase fu sostituita con «Ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor». Nelle interpretazioni successive, però, lo stesso cantautore continuava a cantare sempre la versione originale.

A prescindere dalla censura, altri versi furono cambiati per dissimulare il già troppo evidenziato suicidio: «chi mai sarà quell’uomo in frac» diventò «di chi sarà quel vecchio frac», evitando quindi di rimarcare il contrasto tra l’uomo in frac e quel nobile vestito che veniva “dolcemente” trasportato, insieme ad altre cose, dalla corrente del fiume nella parte finale del brano.

Le varie incisioni e i cantanti

La canzone ebbe in totale 6 incisioni con la voce dello stesso Modugno. L’ultima appartiene all’album “Io, Domenico Modugno “Inedito””.

Altre interpretazioni da prendere in considerazione sono quelle di Claudio Villa (1963), di Enrico Ruggeri (1984), dei Panoramics (1990), di Gabriella Ferri, di Riccardo Fogli (2004), di Nicola Arigliano (2008) e della band Tiromancino cantata in duetto con i Negramaro nel 2008.

In relazione a testo e accordi di Vecchio frack, se non sapete fare gli accordi potete decidere di iniziare un corso di lezioni di chitarra.

Qui sotto è riportato il testo integrale della canzone:

E’ giunta mezzanotte

si spengono i rumori

si spegne anche l’insegna

di quel’ultimo caffè

le strade son deserte

deserte e silenziose,

un’ultima carrozza

cigolando se ne và.

Il fiume scorre lento

frusciando sotto i ponti

la luna splende in cielo

dorme tutta la città

solo va un uomo in frac.

Ha il cilindro per cappello

due diamanti per gemelli

un bastone di cristallo

la gardenia nell’occhiello

e sul candido gilet

un papillon,

un papillon di seta blu

s’avvicina lentamente

con incedere elegante

ha l’aspetto trasognato

malinconico ed assente

non si sa da dove vien

ne dove và

chi mai sarà quel’uomo in frac (di chi sarà quel vecchio frac)

buon nuite bonne nuite buon nuite bonne nuite

Buona notte

va dicendo ad ogni cosa

ai fanali illuminati

ad un gatto innamorato (maculato)

che randagio se ne va.

la la la la … la la la la

la la la la … la la la la.

E’ giunta ormai l’aurora

si spengono i fanali

si sveglia a poco a poco

tutta quanta la città

la luna s’è incantata

sorpresa e impallidita

pian piano scolorandosi

nel cielo sparirà

sbadiglia una finestra

sul fiume silenzioso

e nella luce bianca

galleggiando se ne van

un cilindro, un fiore e un frac.

Galleggiando dolcemente

e lasciandosi cullare

se ne scende lentamente

sotto i ponti verso il mare

verso il mare se ne va

chi mai sarà (di chi sarà),

chi mai sarà quell’uomo in frac (di chi sarà quel vecchio frac).

Adieu adieu adieu adieu

addio al mondo

ai ricordi del passato

ad un sogno mai sognato

ad un attimo d’amore che mai più ritornerà (ad un abito da sposa primo ed unico suo amor).

la la la la … la la la la…

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