Formazione dei bicordi (power chords):
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Cosa sapere su questo tipico accordo
La sua semplicità
Questo accordo, il cui nome stimola la nostra curiosità già prima di conoscerne la formazione, risulta essere invece il più semplice di tutti quelli che abbiamo finora studiato: Inoltre è quello che, purtroppo, trae spesso in inganno i principianti a causa della sua ambigua notazione. Infatti il termine “Do 5” o “C5” induce chitarrista novizio a pensare ad un accordo in cui la quinta “la faccia da padrona” (ma in quale maniera?), invece si tratta di una terza soppressa dall’accordo generico (che non è né maggiore né minore) formato da due sole note, la Prima e la Quinta giusta.
L’accordo non è maggiore e non è minore
Perché quest’accordo non è né maggiore né minore? Perché mancandogli la terza (chiamata appunto caratteristica) gli viene a mancare la nota che lo caratterizza.
Il salto cromatico è di 7 semitoni ma se vogliamo arricchire l’accordo e dargli un po’ più di sonorità possiamo aggiungere l’ottava superiore che dista di altri 5 semitoni, ma non esageriamo con altre aggiunte perché si costruirebbe un ginepraio di ottave parallele da far venire i brividi a coloro che la musica la sentono veramente. Il rispettivo termine inglese è “power chords”.
Il suono del bicordo (power chord)
Il suo suono è molto caratteristico per la ragione sopra descritta, cioè per la mancanza della Terza che lo caratterizza e che quindi lo mette …. … per così dire nel limbo. Ascoltandolo si percepisce un vuoto ed un senso di incertezza che farebbe venire la voglia di aggiungere altre quinte ed altre ottave, con il rischio di cadere nella trappola. Suonatelo al massimo con tre corde comprendenti la Prima, la Quinta e l’Ottava, e quando lo incontrate, pensate che non potrete sostituirlo con nessun altro accordo!
Riferendosi al Do, ecco il bicordo: Do – Sol, che potrete far diventare Do – sol – Do. La notazione è: Do (no 3), Do5, C5.
Domanda a bruciapelo con risposta in fondo alla pagina: Cosa sono la Fusa e la Triscroma?
La storia e le radici del bicordo
Le radici del bicordo (power chord) ci portano in un tempo lontanissimo e le possiamo incontrare già nelle coppie di trombe ai tempi dell’antica Roma. Il power chord lo rintracciamo, in un certo qual modo, anche nelle antiche armonie durante gli sviluppi della musica polifonica e nei primi esperimenti del contrappunto, nonché nell’organum. Il bicordo venne usato anche da Beethoven nella celebre sinfonia n° 9.
Oggi, per la sua semplicità d’uso e per la sua forza espressiva, il bicordo è assai diffuso nel punk rock e nell’heavy metal, generi che non possono fare a meno della chitarra. Uno dei primi chitarristi ad impiegare il power chord fu Link Wray.
Risposta alla domanda a bruciapelo: La “fusa” o “breve” è una nota con un valore doppio rispetto alla semibreve (8/4) mentre la triscroma ha come valore metà della semibiscroma (1/128).